Ecco la ministra Stefania Giannini che annuncia una notizia favolosa: non si faranno più gli stupidi test di accesso alla facoltà di medicina, ma utilizzeranno il metodo alla francese di valutazione del rendimento durante il primo anno accademico. Finalmente si comincia a comprendere l’inutilità e l’ingiustizia del numero chiuso delle nostre università, che il più delle volte non premia colui che veramente vale, ma colui o colei che hanno avuto la vita più semplice durante l’adolescenza.
I test che penalizzano chi non ha una mente matematica e sintetica finalmente, forse (il condizionale è d’obbligo almeno fino alle prossime elezioni), non ci sarà più per la facoltà di medicina, ma si spera che il provvedimento possa riguardare anche le altre facoltà.
L’ingiustizia della selezione che avviene prima di poter dimostrare il proprio valore negli studi, sta diventando finalmente una questione da sanare. Studenti che non hanno brillato alle scuole superiori per motivi che il più delle volte non sono imputabili a cattiva volontà e che non riescono a dare il meglio di loro nei test per una caratteristica forma mentale più discorsiva, finalmente possono riscattarsi ed esprimere il loro valore.
Ogni persona deve avere il diritto di poter cambiare nel tempo e questo diritto lo devono poter sfruttare proprio gli adolescenti che spesso attraversano disagi giovanili e problematiche in famiglia che diventano causa di ripercussioni spesso proprio sullo svolgimento dell’impegno formativo.
Io sono il caso esemplare di tutto ciò: studi liceali discontinui e poco convinti a causa di problemi in famiglia hanno fatto sì che alla fine prendessi due diplomi, ma con poca conoscenza di base sulle materie studiate. Quando poi mi sono iscritta all’università, fortunatamente non era a numero chiuso. Il mio grande lavoro sugli studi è stato fatto tutto lì, nel periodo universitario, quando la mia condizione personale mi ha cambiata e incoraggiata ad approfondire gli argomenti anche quelli che mi creavano più difficoltà: non solo, mi sono laureata in 5 anni con ottimi voti lavorando a tempo pieno e vivendo da sola.
Ora mi sento molto serena per tutti quegli studenti ai quali sarà riconosciuta una seconda possibilità per la vita o anche semplicemente la loro giusta possibilità di vita: solo in questo modo possiamo pensare di creare una società di persone competenti e qualitativamente elevate.
Una volta tanto una bella notizia per la formazione.
Dr. Tiziana Cristofari