Ecco perché urlare in classe non serve: il maestro cattivo.
Ascoltando diversi bambini mi sono resa conto che la principale difficoltà relazionale riscontrata con i docenti riguarda il loro modo di approcciarsi. Molti di loro continuano a dirmi che la maestra gli mette paura! Alla mia domanda come mai? La risposta è sempre la stessa: urla!
Allora mi sono chiesta come fosse possibile che un docente non si rendesse conto che con le sue urla incute paura agli alunni.
L’urlo sicuramente viene utilizzato per attirare l’attenzione del singolo studente o dell’intera classe, ma è una strategia d’intervento antica e fallimentare.
Questo metodo arcaico viene utilizzato dai docenti che hanno a loro disposizione pochi metodi e competenze pedagogiche. L’adulto si dovrebbe differenziare dal bambino per i meccanismi relazionali consolidati e appresi nel tempo e soprattutto con la formazione, che dovrebbe permettergli di ponderare la scelta dei propri comportamenti all’interno di un gruppo classe.
Perché invece dell’urlo gli insegnanti non utilizzano il silenzio per attirare l’attenzione? Nessun bambino mi ha mai detto “quella maestra mi fa paura perché delle volte sta in silenzio quando noi parliamo”. Stando in silenzio il docente attira ugualmente l’attenzione su di sé, senza però suscitare paura. (Ma questo è solo uno dei numerosi mezzi che si possono utilizzare per attirare l’attenzione dell’alunno).
L’urlo piuttosto sembrerebbe un atto per scaricare sui bambini le ansie, le insoddisfazioni e lo stress dei docenti, che però non è giustificabile.
Gli insegnanti sono dei punti di riferimento per i nostri ragazzi e i loro comportamenti vengono osservati, assimilati e metabolizzati. Utilizzando l’urlo come forma di comunicazione, i docenti trasmettono il messaggio che per farsi ascoltare bisogna alzare la voce. Pertanto, questi studenti, saranno legittimati ad utilizzare l’urlo come forma di comunicazione. A quel punto nessun adulto avrà più forza nel sostenere che bisogna parlare anziché urlare!
Le urla allontanano i bambini dalla relazione. Nessun bambino dirà mai: “Cara maestra, potresti attirare la nostra attenzione senza urlare?”. I nostri bambini hanno molte più competenze relazionali di noi adulti, che poi però pensiamo bene di sottrarre con il nostro inadeguato comportamento. L’urlo non fa altro che dimostrare agli studenti che i docenti hanno scarse risorse relazionali alle quali poter attingere.
Cari insegnanti pensate al bene dei vostri alunni, trasmettetegli dei messaggi positivi, entrate in empatia con loro. La comunicazione basata sulla relazione appropriata si alimenta di rispetto e stima reciproca. Non trasmettete il messaggio, con le vostre urla, che la comunicazione è aggressività! Siate dei buoni maestri di vita per i vostri alunni.
Avere una docenza non significa pendersi la licenza di assumere atteggiamenti scorretti in classe ma aver ben chiaro il valore e il senso di responsabilità nei confronti della formazione dei più piccoli.
Il seme che piantate oggi è il frutto che raccoglierete domani: sta a voi decidere che tipo di frutto vorrete raccogliere dal seme che avete piantato e da questo si distingue un buon maestro da quello cattivo.
Dr.ssa Antonella Manfredi
© Tutti i diritti riservati