Leggo costantemente molti libri: in un anno ho stimato di leggere circa 50 libri. Molti libri parlano di formazione, educazione, e molti suggeriscono esercizi da fare per raggiungere determinati obiettivi. Allora spesso mi ritrovo a voler migliorare qualcosa di me, un’attitudine, un valore, una capacità empatica e mi metto a seguire le indicazioni come se fossi a scuola e dovessi esercitarmi su un compito che mi è stato assegnato. Mi piace la sensazione che lascia provare a focalizzarmi su di un argomento. È come se all’improvviso si aprisse un mondo e riuscissi a vedere qualcosa che fino a quel momento non avevo visto. La formazione è questa: una continua scoperta affascinante su mondi sconosciuti di noi stessi. “Chi lo avrebbe mai detto?” Mi riscopro a dire il più delle volte. L’educazione e la formazione è questa, una continua scoperta che affascina. E solo se ti stupisce ti permette di continuare ad inseguirla.
Io sono fatta così. Ho bisogno di fare nuove esperienze, di maturare ancora. Ho bisogno di sapere che dopo quella scoperta ce ne sarà un’altra. È come fosse l’aria che respiro: dopo ogni respiro so che ce ne sarà un altro, altrimenti non ci sarebbe più la vita. E i libri mi danno questo, la consapevolezza che dopo averne finito uno ce ne sarà un altro e poi un altro ancora. Non vi è mai capitato di entrare in una libreria, guardavi intorno e scoprire, solo in quel momento che la vita è immensa. Sì, perché se pensi che dentro ognuno di quei libri c’è scritto qualcosa che non sai, ti accorgi di quanto è vasto l’universo piccolissimo che ti circonda dentro quella città o paese, dentro quella via, dentro quella libreria. Mi viene allora spesso da pensare a Emilio Salgari l’autore dei libri Sandokan, Tigre di Mompracem, Le tigri della Malesia, Il Corsaro Nero, ecco di lui si dice che non fosse mai uscito dal suo paese, ma che nonostante questo abbia saputo scrivere quei romanzi incredibili sui paesi esotici che hanno fatto un pezzo della storia della letteratura d’avventura. Come avrà fatto a immaginare certi posti per poterli descrivere? Sì, probabilmente avrà letto dei libri, ma io credo che la cosa più importante sia stata la sua creatività. Sia stato il fatto di non essere limitato a scrivere su indicazioni e costrizioni vincolanti come spesso accade nella scuola, dove sembra che ci sia solo un modo per fare i compiti assegnati, per realizzare certi impegni scolastici. Salgari è stato capace di rendere la sua mente e il suo pensiero libero da condizionamenti e stereotipi, da costrizioni sociali e ambientali e lì, ha saputo creare l’inimmaginabile, ha saputo donare al suo lettore un mondo sconosciuto frutto di pensieri liberi e arricchito da quello degli altri, da i libri che hanno formato la sua immaginazione. Ecco, leggere significa questo: nutrire la propria immagine di nuove figure, nuovi pensieri, nuovi posti… Avete mai provato cari insegnanti a lasciare liberi i vostri studenti di pensare, di organizzarsi autonomamente, per svolgere un lavoro? Io ci ho provato e posso garantirvi che i risultati sono sorprendenti.