Poche cose mi impressionano in questo mondo spesso scontato, ripetitivo, banale e violento. Ma alcune mi indignano ferocemente, come la sopraffazione e l’indifferenza di cui ne faccio esperienza giornalmente sia nei confronti degli gli altri che verso di me.
Ci riempiamo tanto la bocca di come le persone trattano male gli immigrati, ma sempre più spesso mi capita di constatare che “immigrati” lo siamo un po’ tutti, perché la sopraffazione di chi ha e l’indifferenza di chi si pensa “pieno”, è nei confronti di tutti.
Allora ti capita di stare a un corso in palestra, di fare l’ultimo esercizio rallentando a dispetto degli altri, ma di essere l’unica ad indugiare nell’alzarsi perché in preda ad un malessere che ti impedisce di tirarti su. Ti capita allora di vedere gli altri 12 partecipanti mettere a posto il loro tappetino, i pesi, gli asciugamani, rimettersi le scarpe e uscire dal locale, come se nulla fosse. E mentre tu sei ancora lì, sdraiata, sentire l’insegnante farti la predica perché a suo dire il malessere era legato a un movimento sbagliato, e invitandoti pertanto, a uscire velocemente dalla sala in quanto lei deve andar via e ne è responsabile. Nel frattempo, ignorando la sua sterile predica, mi concentravo nel fare una respirazione che mi permettesse di ripristinare un qualcosa che si era evidentemente alterato. Poi mi alzai lentamente ancora con le mani paralizzate da una irregolare respirazione, una tachicardia fortissima e formicoli da inizio collasso; ma mi alzai perché l’insegnante doveva andare via e continuava a farmi pressione. Sicuramente non ha capito; voglio credere che non abbia capito! Ma neanche ha provato a farlo. Meno che mai i partecipanti al corso, che nel frattempo sgombravano la sala ignorandomi completamente e lasciandomi a sistemare da sola e con molta difficoltà (in quanto le mie mani erano ancora paralizzate), tappetino, pesi e quant’altro avessi utilizzato. Ma nulla di grave. Una concomitanza di stress forte con utilizzo di antivirali per il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio e inizio influenza tutto insieme, più la fatica della ginnastica, forse è stato un po’ troppo. Ma non cercavo certo compassione. Non volevo assistenza infermieristica, sarebbe bastato che qualcuno si accorgesse che quell’indugiare un po’ più a lungo sul tappetino (dato che non lo avevo mai fatto), era un momento di malese che semplicemente per umanità può essere condiviso. Trasparente. È vero quando si dice che, al bisogno, le persone si girano dall’altra parte e tu diventi trasparente. A volte si muore. Ma questo è stato un banale, sciocco, insignificante accadimento da dimenticare.
Quello che invece mi ha sbalordita e che mi ha spinta con questo scritto a raccontare e denunciare, è, non solo l’indifferenza (che, voglio specificare, non è prerogativa dell’essere umano, ma piuttosto di chi l’umanità la sta perdendo o non ce l’ha più), ma la sopraffazione di chi, arrogante di potere e soldi, pensa di avere il diritto di fare una cosa di questo genere: (guarda la foto qui sotto e quella di copertina).
Non ho potuto fare a meno di scattare queste foto perché quello che ho visto mi ha fatto terribilmente indignare e inorridire. Mi chiedo fino a che punto la disumanità di Banca Intesa San Paolo vuole arrivare, mi chiedo se avesse il diritto di fare ciò che ha fatto sul suolo pubblico. Volete sapere perché lo ha fatto? Perché in quell’angolo, al riparo dal freddo, ci sostavano dei barboni (italiani) ai quali l’inverno passato regalai anche un sacco a pelo per difendersi dall’inverno. Ma a quanto pare, a Banca Intesa, interessa di più l’immagine da regalare ai suoi ricchi clienti che, poverini, non possono abituare lo sguardo alla sofferenza altrui. E pertanto spazio alla disumanità, all’indifferenza, all’arroganza del potere. Quanti liberi cittadini avrebbero potuto (volendo) fare quello scempio che ha fatto Banca Intesa sul marciapiede pubblico? Ci sono stati casi di multe, inflitte a cittadini comuni, per avere piantato fiori sul suolo pubblico, ma Banca Intesa riesce a mettere “fili spinati” affinché esseri umani non disturbino la vista dei suoi clienti. Vergognatevi!
Bene, sapete cosa vi dico?
Continuo a pensare che la cultura sia l’unico rimedio alla sopraffazione, alle ingiustizie, alla disumanità. E in virtù di questo, dato che la società “produce” bambini con disturbi dell’apprendimento, perché è più facile avere una società di persone analfabete o se preferite vittime dell’analfabetismo di ritorno, ho deciso, non solo di fare (come libero professionista e senza mediazione di Associazioni che prendono soldi da enti pubblici o privati), corsi gratuiti a bambini che sono sotto una certa soglia di reddito ISEE, ma anche di applicare tariffe molto agevolate sempre in base ad un ISEE, per tutte le famiglie che mi contatteranno (maggiori dettagli cliccando qui).
Io sono una libera professionista. Vivo del mio lavoro, ma non sento di voler diventare ricca sulla pelle degli altri e aiutare solo chi se lo può permettere. Sento che la mia umanità debba continuare a rimanere sana, e per farlo ho bisogno di pensare che anche i genitori che non hanno, possano “usare” la mia professionalità per aiutare i propri figli a entrare serenamente nel modo della cultura. Forse solo dando a chi ha più bisogno possiamo sperare in un futuro più umano. Il tempo è il nostro bene più prezioso e più difficile da donare; ma donarlo è anche forse l’unica realtà che ci permette di essere esseri umani.
Tiziana Cristofari
PS: Invito chiunque a fare una gita culturale davanti la disumanità di Banca Intesa di Piazza Augusto Righi a Roma, per ammirare la struttura architettonica moderna dell’architetto “San Paolo”.