La scuola non ha trovato la sua nuova identità, si educa alla competizione e non alla collaborazione. L’attenzione degli insegnanti è canalizzata ancora solo verso i voti, le interrogazioni e le verifiche che servono semplicemente per attestare chi è il più bravo della classe e chi meno, non a permettere di crescere. Tutto questo come potete ben intuire non fa altro che aumentare lo spirito di competizione e la frustrazione tra i ragazzi e poco quello della collaborazione e della solidarietà che si dovrebbe imparare proprio a scuola.
L’istruzione non è una gara, non è rivalità per un 7 o un 8, non è concorrenza, lotta o agonismo. L’educazione serve per formare delle generazioni che sappiano difendere le proprie idee attraverso lo sviluppo di un pensiero critico e un’analisi collettiva.
La scuola deve fare propri i principi fondamentali come la cooperazione, la solidarietà, il rispetto verso le “diversità”, la tolleranza e la consapevolezza che ogni studente ha delle proprie idee, solo così possiamo restituire ai nostri giovani la libertà di costruire la propria identità. La scuola è maestra di vita ma purtroppo oggi la stiamo trasformando in un ring dove si lotta e si combatte perché mors tua vita mea.
I nostri alunni vengono bombardati da continui pregiudizi e stereotipi negativi che paralizzano la loro formazione identitaria. Tutto questo provoca una deturpazione della relazione, dell’integrazione, della conoscenza tra pari e tra alunni e docenti. È in questo modo che la scuola diventa un ambiente freddo e apatico dove l’unico calore esistente è quello proveniente dai radiatori.
Ai ragazzi non viene data l’opportunità di fare ricerca su se stessi e sulle materie di studio, hanno sempre meno occasione di appassionarsi alle discipline perché sono costretti a imparare come tanti pappagalli la paginetta di filosofia, di storia ecc…
La scuola ancora oggi non ha docenti in grado di dar vita a una didattica e metodologia d’insegnamento rivoluzionario e alternativo (se non per pochi casi), siamo ancora fermi alla metodologia coercitiva, all’indottrinamento al nozionismo.
Avere degli ottimi voti non significa che i nostri studenti abbiano acquisito una capacità di analisi, di osservazione e di critica verso le materie di studio e/o gli accadimenti e le vicende della nostra realtà, ma semplicemente di sapere a pappagallo la lezioncina.
Permettere ai nostri alunni di crescere e di formarsi significa considerarli come delle persone pensanti che non hanno bisogno di qualcuno che gli dica cosa e come pensare, ma hanno bisogno di guide che siano in grado di offrirgli gli strumenti necessari per imparare a pensare.
Questo sarà possibile solo quando i docenti usciranno dal perimetro delle convenzioni scolastiche oramai vecchie e superate del voto e del nozionismo a tutti i costi, alle quali sono abituati e a volte costretti, mettendosi finalmente e veramente in gioco con i ragazzi e per i ragazzi.
Gli insegnanti non dovranno pretendere dai propri alunni obbedienza, ascolto, silenzio e passività, ma anzi dovranno stimolarli verso la dinamicità, l’interazione e la messa in discussione delle nozioni. Solo cosi le nuove generazioni non diventeranno dei dischi rotti ma bensì delle menti pensanti che ameranno studiare perché riusciranno a mettere in discussione e analizzare ciò che faranno, desiderando inoltre, di desiderarela conoscenza.
La grande sfida della scuola è dar vita alla libertà individuale che permetta ai ragazzi di costruirsi un pensiero autonomo e indipendente. Una sfida che in pochi accettano, perché chi pensa e sviluppa un proprio pensiero critico è scomodo in questa società, fa paura, mette in discussione il prossimo e spesso riceve solo solitudine ed emarginazione.
Una mente autonoma non può essere domata, controllata, indottrinata e/o plagiata. I nuovi docenti coraggiosi e vincenti, che sanno pensare con la propria testa creano problemi e mettono i bastoni tra le ruote al sistema politico-legislativo e culturale di riferimento che non funziona. Una scuola così fa paura! Docenti così, sono considerati sovversivi!
Creare delle nuove generazioni che abbiano preso consapevolezza della libertà individuale significa dar vita a una nuova struttura culturale e sociale che abbia come fine ultimo il benessere dell’individuo e della società tutta, il rispetto dell’identità e della diversità dell’altro senza generare odio, rabbia e anaffettività .
La scuola ha il potere e il dovere di dar vita al cambiamento, che si basa sulla libertà di costruzione del pensiero e di obiezione della realtà costituita.
Sostituiamo le interrogazioni con delle discussioni di gruppo che permettano ai ragazzi di dare una voce al proprio pensiero. In questo modo gli alunni saranno coinvolti e interessati da un argomento di studio che non sarà più considerato qualcosa di lontano dal proprio mondo, ma parte attiva del proprio pensiero e il fine ultimo non saranno i voti ma dire la propria opinione, partecipare, sentirsi parte di un obiettivo comune, di un progetto quale quello della conoscenza.
Le lezioni monotone e poco stimolanti con la classica lettura del libro di testo sostituiamole con esperienze dirette, ricerca su materiale alternativo (foto, giornali, biografie e saggi) e strumenti alternativi come il web dove i ragazzi sono al centro del loro apprendimento, basta avere un po’ di creatività e fantasia per sostituire una superata lezione frontale. È attraverso questi interventi di metodologia pedagogica e didattica alternativi che tutto diventa più piacevole, stimolante e gratificante sia per gli insegnanti che per gli alunni.
Diamo alla scuola la sua naturale e moderna azione educativa ma soprattutto ridiamo ai ragazzi il diritto di essere delle menti pensanti. C’è bisogno di tutto il coraggio che gli insegnanti possono tirare fuori! I nuovi docenti sono così: coraggiosi e vincenti!
Dr.ssa Antonella Manfredi
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