Innanzitutto comincerei col dire che la cosiddetta ADHD ovvero la sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione non è una patologia genetica, né di natura neurobiologica (in assenza di lesioni organiche), ma semmai il bambino avesse una qualche difficoltà a mantenere la calma e la concentrazione può essere al limite un problema psicologico, ovvero legato all’ambiente affettivo ed emotivo circostante.
Come pedagogista, mi occupo di formazione sia sul piano pedagogico che didattico, ma non certo di cura psicologica. Qualcuno quindi mi potrebbe obiettare di non poter affermare che il problema non sia genetico o neurobiologico, in quanto non sono né medico né psicologa.
COME FACCIO ALLORA AD AFFERMARE CHE L’ADHD NON HA NE’ NATURA GENETICA, NE’ NEUROBIOLOGICA?
Non nego di essermi profondamente documentata su quanto vari medici hanno pubblicato, ma non vi nego neppure che mi hanno lasciato moltissimi dubbi e perplessità sul loro argomentare, anche perché non conoscendola, nel loro argomentare questi specialisti non hanno mai preso in considerazione la potenzialità della pedagogia. Mi hanno lasciato dubbi questi studi sull’ADHD, anche perché parlano di problemi genetici, ma poi il più delle volte i medici non fanno fare analisi del sangue, parlano di problemi neurobiologici ma non fanno tac, risonanza magnetica o altro. E quando mi sono capitati bambini a cui sono stati fatti questi accertamenti, il risultato era sempre negativo. Certo, io non posso dire in assoluto che tutti hanno una certificazione negativa, mi riferisco alla mia esperienza personale, ai bambini che sono venuti nel mio studio e che sono, vi assicuro, tanti.
Pertanto, le mie affermazioni sono fondate in modo empirico, ovvero sull’esperienza concreta di bambini diagnosticati anche da strutture riconosciute (come ad esempio il Bambin Gesù di Roma), e con cui ho fatto un percorso di recupero delle materie scolastiche. Quindi il mio approccio a loro è stato, ribadisco: relazionale, pedagogico e didattico. Ovvero i tre elementi cardine su cui gli insegnanti dovrebbero saper lavorare.
QUINDI, DAL PUNTO DI VISTA PEDAGOGICO, CHI SONO I BAMBINI CON ADHD?
Per capirne di più, mi sono affidata alla mia pratica pedagogica basata su una corretta relazione docente-discente e ho permesso a quei bambini di raggiungere i loro obiettivi e riprendersi la concentrazione e la calma di cui avevano bisogno. Come è potuto succedere?
Prima di spiegarvelo voglio fare una precisazione: ci sono bambini molto vivaci (iperattivi) che possono avere difficoltà a livello psicologico, sono una parte piccolissima, il problema è risolvibile in quanto non è organico, di competenza dello psicoterapeuta, non del neuropsichiatra: il problema di natura psicologica dell’ADHD non si cura con gli psicofarmaci!
Poi ci sono tutti gli altri bambini, ovvero bambini che sono distratti e iperattivi perché chi gli sta intorno non conosce la pedagogia: quindi ad esempio sono distratti o vivaci perché si annoiano e in questo caso bisogna utilizzare la giusta didattica; altri perché non si sono mai sentiti dire qualche “no”: i cosiddetti viziati, che però hanno un atteggiamento di ribellione verso un mondo adulto che è indifferente a loro. Non dobbiamo dimenticare che il più delle volte, il bambino iperattivo è un bambino che richiede attenzioni e il bambino che richiede attenzioni non è un bambino capriccioso è un bambino che non è riuscito a instaurare un vero rapporto umano profondo con gli adulti significativi della famiglia. Altri bambini possono diventare iperattivi o distratti invece, perché hanno difficoltà di relazione con la docente… o con i compagni… quindi le motivazioni possono essere diverse e il più delle volte affrontabili con una corretta conoscenza pedagogica, una relazione educativa umana profonda e una didattica efficace.
COME SI FA AD AIUTARE QUESTI BAMBINI?
Innanzitutto permettendo alla bambina di riprendersi la sua libertà di essere una bambina che apprende: che significa dargli la possibilità di sbagliare; di non essere aggredita se ha sbagliato; di rispettare i suoi tempi di apprendimento. Tutto questo in una relazione serena: che rispetta la realtà interna della bambina, che non la insulta alla prima distrazione, che non offende la difficoltà incontrata, che non la nega nella sua realtà personale di bambina e di essere umano, che la sappia incoraggiare, ma soprattutto che gli permetta la realizzazione del desiderio di conoscenza. E la realizzazione del desiderio avviene se permettiamo ai bambini di farlo nascere e crescere, questo desiderio. Perché se io frustro il desiderio di apprendimento del bambino con i rimproveri sulla sua lentezza (ad esempio), non ci sarà alcuna soddisfazione del desiderio. La non soddisfazione porta a sentimenti di rabbia e odio nei confronti dell’altro, che non permettono l’evoluzione del processo cognitivo.
Se il bambino prova paura, rabbia, risentimento quando studia, come fa a sviluppare una conoscenza nuova? Ciò che ricorderà, dopo quel brutto tentativo di apprendimento, sarà la paura, la rabbia e la frustrazione verso quell’adulto con cui avrebbe dovuto costruire una nuova competenza e una nuova realtà interna di conoscenza.
Dr.ssa Tiziana Cristofari
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Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell’apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.
Descrizione del libro. È intelligentissimo, ma il maestro mi dice che non ascolta. Legge stentatamente e la maestra mi ha detto che potrebbe essere dislessica. Non ricorda le tabelline e mi hanno detto che potrebbe essere discalculico. Mi hanno consigliato il logopedista. Mi hanno detto che dovrei portare mia figlia a fare una visita dalla neuropsichiatra infantile. Poi ho letto un suo articolo… Poi cercando su internet il significato di queste parole mi sono imbattuta nel suo sito… È con le stesse parole che un papà arriva da una pedagogista che ha trovato la soluzione ai disturbi specifici dell’apprendimento. Inizialmente scettico, ma speranzoso – perché sua figlia, presunta dislessica, ha difficoltà relazionali con lui e un calo del rendimento scolastico -, s’imbatte in un’avventura scientifica, realistica e umana senza precedenti. Andrà alla scoperta del pensiero di medici e pedagogisti di fama mondiale che gli spiegheranno perché quello che comunemente si racconta sui disturbi dell’apprendimento non è realistico, trovandosi così involontariamente alla ricerca di una conoscenza genetica, neurobiologica, psicologica e soprattutto pedagogica di cui era profondamente allo scuro come del resto buona parte della comunità scientifica ed educativa. Riuscirà in questo modo a capire come nascono, come si prevengono e come si superano i disturbi dell’apprendimento. Ma soprattutto imparerà come è possibile evitarli con l’applicazione di una scienza che nel tempo è stata annullata dalla politica e negata nella formazione dei nuovi docenti: la scienza pedagogica.
Oggi il 25% dei bambini di una classe viene diagnosticato con un disturbo dell’apprendimento. Dicono che il problema è genetico o neurobiologico e per questo non si può far nulla se non dispensare e/o compensare. E se così non fosse?
La dottoressa Tiziana Cristofari pedagogista e docente, con l’aiuto tratto da teorie e prassi di eminenti e riconosciuti studiosi in pedagogia, psicologia e psichiatria – tra i quali Giovanni Genovesi, Shinichi Suzuki, Howard Gardner, Lev Semënovič Vygotskij, Massimo Fagioli -, ha dimostrato come sia ampiamente improbabile che i disturbi specifici dell’apprendimento abbiano origine genetica o neurobiologica e come invece siano il frutto dell’assenza totale di pedagogia scolastica e familiare.
Codice ISBN: 9791220015424