Quando ero una studentessa mi è capitato più volte di subire quell’odiosa ingiustizia del voto basso, anche se all’evidenza di tutta la classe il voto avrebbe dovuto essere più alto. Dico questo perché osservando oramai molti studenti da molti anni, vi posso assicurare che a qualunque età sanno essere obiettivi e non è assolutamente vero che non sanno giudicare il rendimento scolastico proprio o dei compagni. Il più delle volte siamo noi adulti a non credere alle capacità critiche dei nostri figli e/o studenti.
Sfido così chiunque a pensare al proprio passato di studente e a non trovare nei propri ricordi un’ingiustizia sul voto. Ognuno di voi so che potrebbe raccontarmi la propria esperienza percependo ancora la rabbia provata allora.
Beh! sappiate che quella rabbia c’è perché aveva ragione di esserci!
Le motivazioni per cui un docente non fa corrispondere un giudizio finale in pagella con il rendimento annuale sono tante. Elenchiamone qualcuna: antipatia per lo studente, screzi con la famiglia, umore del momento, incapacità di valutare lo studente, pregiudizio, rigidità eccessiva, stereotipi ecc. E non venitemi a dire che i docenti (molti) non sono così! Forse su Marte, ma non qui sulla Terra.
Ovviamente tutte queste motivazioni sono molto odiose, ma un paio in particolare proprio non le mando giù: una è legata all’insicurezza del docente, odiosa perché l’insegnante si maschera e si nasconde dietro al “mucchio” dei docenti e alla loro valutazione; l’altra è legata al cosiddetto Effetto Pigmalione, ovvero a uno stereotipo, che dimostra che il docente è assolutamente incapace di vedere chi ha davanti. Ma vediamoli meglio.
Ci sono docenti che vivono il loro insegnamento apparentemente in modo spontaneo, valutando gli studenti anche con obiettività fino a quando non arrivano a mettere i voti in pagella. Lì sembra che tutto il rapporto che sono stati capaci di instaurare con gli studenti viene messo in crisi dal collegio docenti nel momento delle valutazioni finali. Quindi, seppure quel docente, nelle verifiche e nelle interrogazioni ha saputo valutare lo studente con voti sopra l’8, non si capisce perché in pagella poi quell’8 diventa un 7. Perché lo fa? Perché la media nelle altre materie è un 7? O perché ha ricevuto pressioni dal collegio docenti che valutano il ragazzo con voti più bassi? Me lo sono chiesta da studentessa, ma me lo chiedo anche oggi quando adolescenti e bambini, ma anche genitori, mi portano all’attenzione questo comportamento dell’insegnante.
Personalmente come docente non mi sono mai piegata a certe dinamiche: se giudico una studentessa da 9, quel voto arriva in pagella, a prescindere da come va nelle altre materie.
Troppo spesso gli insegnanti dimenticano che gli studenti sono fatti anche o forse soprattutto, di pensiero e quel pensiero porta a variazioni profonde e nette tra la comprensione delle materie e l’apprendimento nelle varie discipline, nonché nelle relazioni con l’adulto. Non è così scontato che una studentessa che va bene in una materia deve andare altrettanto bene in un’altra o che un docente non possa essere inaccettabile in classe e lo studente abbia un rifiuto nei suoi confronti; o che ci sai più passione per una materia anziché un’altra; o che un docente possa essere entrato in particolare comunicazione con uno studente e pertanto lo stesso, in quella materia, va molto più bene che nelle altre; o per moltissimi altri motivi. Quindi perché livellare il voto in pagella togliendo ciò che si è meritato?
Al di là di ciò che un professore può asserire a sua discolpa per questo comportamento, la verità è una sola: che quel professore o maestro non è stato capace di credere sufficientemente in se stesso e nel giudizio che ha dato a quel discente riconfermando in pagella la valutazione che aveva considerato durante l’anno. In poche parole l’insegnante non ha saputo o voluto o in qualche modo potuto, usare la propria testa. La valutazione dei colleghi lo ha messo in crisi non permettendogli di essere coerente con ciò che ha visto e sentito o con ciò che lui stesso ha saputo fare come docente e facendosi trascinare nella negatività del giudizio degli altri insegnanti.
Meno che mai questi docenti però, si chiedono o si pongono il problema di quanto ci possa restare male lo studente o la famiglia di questo ambiguo comportamento. E non mi venissero a raccontare che il voto deve essere collettivo, uniforme, unanime, conforme a certi criteri: come pedagogista e docente non lo accetto! L’unica realtà che conta è ciò che ha dimostrato di valere lo studente, anche in una sola materia.
Altra cosa terribilmente ingiusta è l’Effetto Pigmalione, quando cioè un docente si fa un’idea dello studente che ha davanti e su quell’idea muore. Voglio dire; ci sono moltissimi studenti che hanno un inizio faticoso a scuola per motivi che spesso esulano dall’ambito scolastico, per cui all’inizio prendono voti bassi. Quel giudizio negativo che il docente si farà di loro poi chissà perché diventa immodificabile anche nonostante l’evidenza di un cambiamento positivo.
Oppure, cosa ancor più grave, insegnanti che pregiudizialmente pensano che quello studente con difficoltà abbia un disturbo dell’apprendimento (molto spesso anche senza le certificazioni) costruendosi così l’idea che non può farcela. Quell’idea lì porta a non vedere il cambiamento anche quando la difficoltà dello studente è stata superata: l’insegnante continuerà a pensare, a credere, a essere convinto, contro l’evidenza dei fatti, che lo studente ha un disturbo, continuando così a mettere voti bassi.
Ora, vorrei solo dire a studenti e famiglie: il voto al 70% non è quello corrispondente alle qualità dello studente sia a livello di maturazione personale che nozionistico. Questo perché in gioco non ci sono solo le qualità dell’esaminato, ma il più delle volte c’è un condizionamento dell’insegnante, ovvero, colui che giudica non sa farlo separando il proprio sentire o modificando la propria freddezza da chi ha davanti. Ancora troppo spesso lo studente è considerato, grazie alla filosofia di Giovanni Gentile, una scatola vuota da riempire e su questo parametro si mettono i voti.
Per questo motivo, il docente non giudica realmente vostr@ figli@, ma si costruisce un’idea dello studente o della studentessa, in virtù di quello che il docente stesso è o non è in grado di vedere.
dovete partire ponendo l’attenzione sulle qualità dei vostri meravigliosi figli, sapendo che loro non rappresentano un numero in pagella o un giudizio di un docente, ma tenendo bene a mente ciò che sono, ciò che potranno diventare e che sapranno dimostrarvi nel tempo. Abbiate stima e fiducia nei vostri figli e sicuramente vi sapranno sorprendere.
Pertanto se la pagella sarà un po’ deludente, non puntate il dito su di loro, ma congratulatevi con ciò che hanno saputo raggiungere; sarà di stimolo a migliorare se stessi e a rasserenare i vostri pensieri.
Dr.ssa Tiziana Cristofari
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